Castellazzo di Bollate, la nostra storia
Castellazzo era poco più di una nobile casa di campagna costruita sui resti di un antico fortilizio medioevale quando, il 22 dicembre del 1610, il conte Galeazzo Arconati ne diviene il proprietario, avviando la realizzazione di quella che sarà la più imponente Villa dello Stato di Milano, almeno fino alla fine del settecento.
Completano l’insieme del paesaggio la Cascina Scessa attestata sulla Varesina ad ovest di Castellazzo, la Fornace Bollatese ad est caratterizzata dalla ciminiera in mattoni (ultima testimonianza di archeologia industriale di questa attività nel comune di Bollate), a nord il viale che, partendo perpendicolarmente alla facciata ovest della Villa, si collega al Santuario della Madonna della Fametta prospiciente al piccolo cimitero di Castellazzo.
L’intero complesso monumentale è giunto fino ai nostri giorni pressoché intatto dopo quattrocento anni di storia, anche perché gli Arconati lasciavano la proprietà indivisa ad un unico erede; che aveva l’onere e l’onore di curare l’intero complesso paesaggistico tramandandolo intatto nella sua qualità complessiva, così è successo anche con i loro discendenti per linea femminile Busca, Sormani e Crivelli.
Oltre a mantenere unita la proprietà chi ereditava Castellazzo doveva essere istruito all’arte, all’architettura e al disegno. L’architettura va qui intesa com’era ai tempi dell’umanesimo che affondava le sue radici nella cultura classica. La formazione dell’architetto si basava su un’ampia cultura nelle discipline di filosofia, musica, astronomia, giurisprudenza, scultura, pittura, ottica, geometria, medicina…
Nei secoli passati si diventava “Architetto” per le doti morali e spirituali oltre che tecniche, si tramandava la conoscenza dell’arte a chi se ne mostrava degno.
Forse è per questo motivo che nei luoghi antichi ritroviamo quella dimensione umana e spirituale che manca alle nuove costruzioni.
Alla fine degli anni ottanta gli ultimi eredi storici, Crivelli-Binelli, vendono Castellazzo ad una Società Immobiliare romana (Persichetti-Caracciolo), ma dopo un anno circa la proprietà passa alla Società Immobiliare Gaussiana ( del conte Federico Radice-Fossati ). Attorno all’anno 2001 la Società Gaussiana passa di proprietà al Sig. Cesare Rancilio.Negli ultimi anni ha cambiato denominazione societaria in Villarconati srl sempre con lo stesso proprietario.
Stranamente a fronte di un Piano Territoriale appena approvato con L.R. 43/88, il Consorzio del Parco delle Groane decise di proporre una Variante al Piano nel dicembre 1994, prevedendo nelle aree vincolate indici per nuove volumetrie edilizie, con un prevedibile impatto devastante su tutto il territorio del Parco.
Il Consorzio del Parco voleva acquisire aree concedendo in cambio volumetrie alle imprese edilizie.
L´Immobiliare Gaussiana, così come aveva fatto la precedente Società, inviò lo sfratto agli abitanti delle corti del Borgo. Questo insieme alla richiesta pretestuosa di ottenere delle volumetrie per ricavarne le risorse economiche per il restauro della Villa, diventò costante elemento di pressione sugli amministratori locali.
Nella primavera del 1996 preso atto dei rischi ambientali e sociali, varie associazioni di volontariato e singoli cittadini si sono uniti nell’associazione de gli Amici di Castellazzo, per opporsi con varie iniziative a quello che si stava profilando come il solito compromesso immobiliare ai danni dell’ambiente ed in questo caso della qualità del paesaggio di Castellazzo.
“ La tutela dell’ambiente rappresenta la forma più elevata di solidarietà sociale che si preoccupa non solo del contingente, ma svolge la propria azione programmatica alla vita delle future generazioni”. Da ciò, i promotori di questa iniziativa deducono che per il territorio di Bollate, già eccessivamente gravato da assedio edilizio, l’Amministrazione Comunale debba esprimere una forte volontà di tutela di Castellazzo. Proprio per ciò, crediamo utile proporre: la tutela degli abitanti e dell’attività agricola, eventualmente attraverso l’esproprio e l’acquisizione, da parte del Parco delle Groane, del Borgo stesso; che il piano regolatore non subisca variazioni tali da permettere ulteriore spreco delle aree verdi che le precedenti Amministrazioni hanno ritenuto opportuno di dover vincolare. I firmatari del presente appello, convinti che lei sosterrà quanto esposto nel programma elettorale, le chiedono di aderire a questa iniziativa e le porgono cordiali saluti.
La nostra petizione raccolse 7.170 firme e portò nel mese di novembre 1996 ad indire un Consiglio Comunale aperto sulla questione di Castellazzo.
Il 24 giugno 1997 inoltrammo una richiesta alla Soprintendenza per estendere il vincolo monumentale che interessa la Villa Arconati anche alle Corti di Castellazzo e ai terreni circostanti compresi nel Parco delle Groane.
Nel mese di febbraio 2011 la Soprintendenza di Milano ci comunicò, con una lettera, che il procedimento per l’estensione del Vincolo era concluso, ed era stato notificato il Decreto a tutti i proprietari. Il nucleo storico di castellazzo ed una vasta fascia di terreni tutt’attorno venne così sottoposta ad un unico vincolo monumentale diretto. Riconoscendo, di conseguenza, anche alle corti agricole la stessa dignità culturale e monumentale della Villa Arconati e del suo Giardino, con la quale formano storicamente un monumento unico.
Ribadendo il concetto che la tutela del monumento sia imprescindibile dalla tutela della comunità che abita e vive nelle corti e dal suo territorio, pensiamo, come diciamo da molti anni, che considerata l’eccezionalità della qualità del paesaggio di Castellazzo, queste corti agricole possano svolgere un ruolo fondamentale per la cura delle aree agricole di questa zona del Parco delle Groane, oltre ad avere una importante funzione educativa dal punto di vista ambientale, culturale e sociale.
Castellazzo viene citata nelle incisioni di Marcantonio dal Re nel 1743 come “ Villa di Castellazzo” e così Carlo Goldoni la menziona in una lettera indirizzata al conte Giuseppe Antonio Arconati nel 1751. Questo per ricordarci che Castellazzo è da considerarsi nella sua complessità paesaggistica monumentale.
Le principali iniziative da noi intraprese ed alle quali abbiamo partecipato in questi anni sono state:
• Petizione al Sindaco di Bollate nel 1996, raccolte 7.170 firme.
• Consiglio comunale aperto, novembre 1996.
• Redazione di 9 osservazioni alla Variante al Piano del Parco delle Groane inviate alla Regione Lombardia nel febbraio 1997.
• Giornata di visita e dibattito in occasione di Salvalarte aprile 1997.
• Richiesta alla Soprintendenza dei Beni Ambientali ed Architettonici, di ampliamento del vincolo, già esistente sulla Villa, anche al Borgo agricolo ed ai terreni di pertinenza
giugno 1997
• Serata di dibattito con i consiglieri provinciali aprile 1999.
• Serata di dibattito con i candidati alle elezioni regionali aprile 2000.
• Giornata di Salvalarte con attività ludico culturali nel Borgo, maggio 2000.
• Convegno con esempio e proposta di recupero, maggio 2001.
Avevamo realizzato con il Comune di Bollate anche una bozza di Statuto per una Fondazione,
perché la ritenevamo e la riteniamo una soluzione possibile per conservare intatto il paesaggio di Castellazzo. Tentativo che per il momento non ha prodotto un esito positivo.
Altri incontri e sopraluoghi sono stati effettuati con la Provincia di Milano e la Soprintendenza nel corso degli anni, come altri incontri si sono susseguiti con il Comune di Bollate portando alla costituzione di una Commissione Castellazzo.
A sostegno delle nostre iniziative nel mese di febbraio 2002 viene proiettato, a cura della Libreria Punto e Virgola, al cinema Splendor di Bollate, il film sulla Resistenza, girato tra la fine del 1945 e i primi mesi del 1946, ambientato nelle corti e nella campagna di Castellazzo: “Il sole sorge ancora” . La proiezione è stata preceduta dalla testimonianza diretta del regista Carlo Lizzani, presente in sala, che svolse nel film anche il ruolo di attore assieme a Gillo Pontecorvo.
L’iniziativa riscosse un notevole successo, tant’è che fu necessario ripetere la proiezione del film che venne effettuata alcuni mesi dopo.
Abbiamo poi organizzato e partecipato ad altre iniziative:
• Dibattito in Corte Grande a Castellazzo con i candidati Sindaco marzo 2005.
• Partecipato al Convegno organizzato dal Comune di Bollate febbraio 2006
• Consiglio comunale aperto maggio 2007.
• Osservazioni ad una nuova Variante del Piano del Parco delle Groane settembre 2009
• Osservazioni al Piano di Governo del Territorio del Comune di Bollate dicembre 2009
• Abbiamo preso parte ai lavori della Consulta Comunale per Castellazzo dal novembre 2006 al febbraio 2010 che non ha concluso molto, ma possiamo dire che si è evitato di arrecare danno all’ambiente ed alla qualità del luogo.
Nell’estate del 2006 si è verificato un abuso edilizio, costituito dall’apertura di una strada di circa 300 metri, nell’area di maggior vincolo naturalistico del Parco delle Groane, nella zona boscata di fianco della brughiera di Castellazzo a sud del Giardino di Villa Arconati.
A seguito di tale abuso intervenne il Corpo Forestale dello Stato che bloccò i lavori ed avviò un procedimento penale a carico di alcune persone della Società Immobiliare Gaussiana.
Alle nostre richieste di chiarimento, nel settembre 2006, in Comune a Bollate e presso la sede del Parco delle Groane, abbiamo avuto delle risposte piuttosto vaghe ed approssimative.
Nel 2007 La Società Immobiliare cambiò poi nome in Villarconati srl, chiedendo la sanatoria per questo abuso, pagando una multa irrisoria al Comune.
Dopo la notifica della soprintendenza di milano, nel mese di aprile 2011 la Società Immobiliare proprietaria di Castellazzo ha presentato contro l’estensione del Vincolo Monumentale un ricorso al TAR della Lombardia.
Sappiamo che l’impegno per conservare questo luogo straordinario del paesaggio lombardo si protrarrà ancora negli anni a venire. La nostra intenzione è di ottenere soluzioni che rispettino la storia, la cultura, la dignità e l’identità del luogo.
Nel 2004 Castellazzo e Villa Arconati, presero il maggior numero di consensi nel Censimento dei Luoghi del Cuore, organizzato dal FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Per sottolineare la bellezza e l’importanza di questo paesaggio monumentale e storico, concludiamo con il titolo di un corso organizzato proprio nel 2004 dal FAI:
“ Italia Giardino d’Europa. Il Paesaggio: la sua storia la nostra responsabilità”.
Gli Amici di Castellazzo
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